Psicologia dello sport

'Agisci come se quel che fai facesse la differenze. La fa'

Cosa è la psicologia dello sport?

Possiamo far risalire le origini della psicologia dello sport all’incirca al 1920 in Europa, quando Carl Diem istituì il primo laboratorio di Psicologia dello Sport a Berlino; Prende spunto dalla psicologia positiva (branca della psicologia che mette al centro le potenzialità della persona e non la malattia/problema) e ha come obiettivo la costruzione di competenze e la ricerca del benessere per migliorare la qualità della vita.

Non è pensata e sviluppata per i soli sportivi (chi fa attività competitiva) ma anche per chi fa esercizio fisico (attività struttura che porta ad un benessere psicofisico). Inoltre, visto il background da cui prende spunto (psicologia positiva, cognitiva, della personalità, dei gruppi, sociale e dello sviluppo) si può andare a lavorare su più livelli: individuo, gruppo ed organizzazione e con diverse fasce d’età dai più piccoli ai più grandi (il percorso di mental training può cominciare intorno ai 12 anni quando il pensiero astratto si è consolidato nella persona).

Il metodo che utilizzo è il metodo P.E.R.F.O.R.M.A; l’acronimo riunisce gli otto pilastri della preparazione mentale:

-        Prestazione

-        Emozioni

-        Rievocazione immaginativa

-        Flow

-        Rituali (di concentrazione)

-        Motivazione

-        Attivazione

Partendo da questi pilastri si è arrivati a definire tre fasi nel percorso di mental training:

-        Educazione (incremento della consapevolezza circa le abilità mentali)

-        Acquisizione (apprendimento delle tecniche e strategie di allenamento)

-        Pratica (fase di allenamento mirata all’automatizzazione delle abilità mentali in gara)

Ogni intervento è diverso dal precedente e dal successiva perché ogni persona è unica e unica è anche la relazione che si instaura con il terapeuta, per questo i primi incontri verteranno più sulla conoscenza che sull’apprendimento di abilità.

Una volta messo in pratica quello che si è ri-scoperto e imparato il focus sarà sul predisporre lo stato di Flow (termine coniato da Czikszentmihalyi), stato di prestazione ottimale che non è una chimera ma bensì uno stato mentale e psicofisico che si può rivivere e sperimentare più volte durante la performance.


Che temi si possono affrontare?

I temi che si possono indagare sono svariati, tra questi abbiamo gestione delle emozioni e dell’ansia, reazione all’errore, migliorare la motivazione, imparare a comunicare e a dare feedback in maniera costruttiva, imparare ad ascoltare e a gestire le dinamiche di gruppo. In base al livello in cui si opera (individuo, gruppo o organizzazione) ci saranno tematiche comuni e alcune del tutto diverse sul quale si potrà andare a lavorare